IMU agricola: un’imposta iniqua che andrebbe abolita

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Da oggi, in Aula, ci occuperemo della Conversione in legge del decreto-legge 24 gennaio 2015, n. 4, recante misure urgenti in materia di esenzione IMU.

L’assoggettamento all’imposta municipale propria (IMU) dei terreni agricoli ha provocato e provoca effetti sull’agricoltura superiore agli effetti verificatisi nel settore edilizio, con conseguente perdita delle produzioni, licenziamenti ed impoverimento degli addetti al settore.

In quasi tutte le realtà, il reddito derivante dalla vendita delle produzioni agricole non è sufficiente a far fronte al pagamento dell’imposta, determinando un abbandono dell’attività ed una svalutazione fortissima del valore fondiario.

Il testo approdato alla Camera è già il frutto di dure battaglie che hanno portato all’abbandono del solo criterio altìmetrico del centro comunale, utilizzato in via esclusiva, che tanto malcontento aveva generato in tutto il mondo agricolo, in particolare dei comuni montani.

Grazie a questa vittoria, oggi viene applicata l’esenzione per tutti i terreni agricoli dei Comuni montani  e parzialmente montani (nei quali l’esenzione vale solo per i coltivatori diretti e gli imprenditori montani agricoli a titolo principale) individuati nell’elenco di Comuni stilato dall’ISTAT ai sensi della Legge 991/52.

Già questo rappresenta un notevole passo avanti poiché dai 1.400 Comuni esentati dal pagamento della imposta applicando il criterio per fasce altimetriche si arriva agli attuali 3.456.

Tuttavia se un ottimo risultato è stato raggiunto per la montagna, non si può dire lo stesso per tanti territori collinari svantaggiati, che un tempo erano dispensati dal versamento dell’ICI (Circolare del 14 giugno 1993 n. 9 – Ministero delle Finanze).

Tali aree, in cui l’agricoltura svolge azioni fondamentali per il sistema Paese che non si limita alla sola realizzazione di produzioni tipiche, biologiche e di qualità, hanno beneficiato, nelle precedenti programmazioni comunitarie, degli aiuti compensativi disposti dalle Regioni.

Purtroppo, attualmente, il testo che abbiamo esaminato in Commissione Finanze, alla Camera, esclude queste aree svantaggiate in cui l’agricoltura, soprattutto negli ultimi anni, ha assunto un ruolo irrinunciabile per la conservazione del paesaggio, per la prevenzione del dissesto idrogeologico e per mantenere vivi gli insediamenti anche laddove le caratteristiche strutturali, la offerta di servizi, le infrastrutture denunciano un decadimento delle comunità.

Ritenendo questa imposta profondamente iniqua e gravemente lesivo per un settore che invece andrebbe tutelato e favorito per la tenuta sociale, economica e idrogeologica di intere aree del nostro Paese, con i miei colleghi abbiamo presentato diverse proposte di miglioramento tutte volte a rivedere i criteri di esenzione dal pagamento dell’Imu agricola.

Innanzitutto vorremmo che il Governo abolisse questa imposta.

Ove ciò non fosse possibile, l’imposizione dovrebbe considerare la redditività delle coltivazioni, distinguendo le colture, per evitare di mettere in crisi anche le aziende di pianura che al momento sembrano meno colpite dalla crisi.

Inoltre, abbiamo chiesto che i criteri che definiscono le aree esentate dal pagamento della IMU sui terreni agricoli consentano di esentare tutti i terreni agricoli, ovunque ubicati, purché posseduti o gestiti da coltivatori diretti e da imprenditori agricoli professionali.

Infine, per il ruolo fondamentale che l’agricoltura ricopre per la tenuta sociale ed economica del Paese, vorremmo l’estensione dell’esenzione dal pagamento dell’IMU anche per quei territori agricoli non coltivati danneggiati da calamità naturali, anche se limitatamente all’anno successivo a quello in cui si verifica l’evento calamitoso.

Seguitemi.

2016-02-07T14:49:50+00:00