Italia digitale: crescita da controllare

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file000349823764Il furuto digitale dell’Italia sembra al passo con la Silicon Valley. L’Italian digital day è stato un evento di indubbia importanza per le sorti del Paese. Ha portato luce sulla splendida Venaria Reale, affrontando in quella cornice uno dei percorsi di sviluppo che il Belpaese deve percorrere. Educazione e digitale come parole chiave. Sulla carta i piani del Governo presentati dal premier Renzi e dal ministro Madia sono confortanti. I progetti sono ancora, come spesso accade, sui sommi capi. I dati di copertura di banda larga enunciati da Giuseppe Recchi, presidente Telecom, danno l’idea di una estensione in avanzamento. Al contempo evidenziano l’arretratezza dell’attuale situazione.

I propositi del Governo vogliono tutte le funzioni della Pubblica amministrazione online entro il 2017. Entro Natale il Consiglio dei ministri comincerà la discussione sul Codice dell’amministrazione digitale e sul Freedom of information act. Questo quanto detto da Renzi e Madia a Venaria Reale. Sulla carta i progetti sono numerosi, evidenti alcune sovrapposizioni di funzioni. Di concreto ci sono i piani di ingaggio di chi gestirà i servizi, che per quanto riguarda il Sistema pubblico identità digitale (SPID), una specie di super password per accedere ai servizi della Pa, ha visto le candidature di Telecom e Poste.

Ai progetti mancano al momento approfondimenti e tappe di avanzamento dai proclami dell’Italian digital day. I propositi sono buoni. Insieme ad altri ospiti ne ho parlato domenica su Radio Radicale, all’interno del programma Presi per il web. E’ in allegato. In chiusura ho suggerito al Governo una calendarizzazione e pubblicità su quelle che saranno le tappe di sviluppo. (Qui il link alla trasmissione, il mio intervento al minuto 49).

I dubbi sono legittimati dalle sovrapposizioni di servizi che i primi passi digitali del Governo hanno creato. Penso ai servizi offerti da SPID e quelli della Cartà d’identità elettronica (CIE). Dispositivo che ha mosso i primi passi legislativi nel 1997, una tessera che avrebbe dovuto riunire il documento di identità e la tessera sanitaria, venendo utilizzata per accesso a diversi servizi della Pa. Per questioni di costi e richieste, la CIE è in via di dismissione da diversi Comuni individuati come “amministrazioni pilota”. Con la SPID sorgerebbero sovrapposizioni di servizi e tuttavia ci sono previsioni di spesa per la CIE di 62 milioni per i prossimi 5 anni.

 

2017-04-01T00:07:00+00:00