Formula 1 ad Imola: negarsi il futuro è sbagliato. Articolo

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Autodromo

Che l’Italia necessiti di una cura con poche mezze misure e più interventi risolutivi è un’evidenza lampante.
Tuttavia – ed in casi come questo è l’errore più frequente – non si deve scivolare facendosi comandare dall’impulso, tra il logico e il vendicativo, che tutto quanto di sbagliato fatto in passato si debba replicare necessariamente anche nel futuro: se ci sono stati errori di procedura, questi non minano infatti la qualità dell’obiettivo di partenza.

Se a Roma, in occasione dei Mondiali di nuoto del 2009, sono state commesse gravissime mancanze organizzative e nella realizzazione di nuovi impianti, è miope da italiani precluderci in futuro eventi del genere quali possono essere le Olimpiadi. Stesso discorso per Imola: se gestioni incerte dell’autodromo hanno prodotto in passato pesanti debiti per le casse pubbliche, negarsi a priori il ritorno della Formula 1 o di grandi eventi di pari portata, equivale ad arrecarsi un danno.

Il conto che il Movimento 5 Stelle locale fa sul “risparmio” di Imola, raggiunto grazie all’accordo tra la FIA e l’autodromo di Monza che allontana il grande automobilismo dal Santerno, è sbagliato nel suo punto di partenza: questo perché l’investimento pubblico avrebbe un ritorno economico per svariate attività imprenditoriali private del territorio, e perché una gestione virtuosa del rapporto autodromo-F1 è ancora possibile, non escluso a priori dagli errori del passato.
Ricondurre poi il “risparmio” a servizi per la persona è un esempio vigliacco poiché invero. Come potrebbe infatti un Comune come Misano, non certo pari a Imola in termini di tessuto produttivo e casse pubbliche, permettersi un evento costoso come la MotoGp? Eppure anche lì gli asili aprono e i servizi alla persona sono garantiti. Accogliere un evento sportivo di questa portata è sforzo collettivo, pubblico e privato, che se ben organizzato ripaga tutti.

Con questo approccio che fa di tutta un’erba un fascio, l’Italia resterà un paese in ginocchio destinato a non rialzarsi più . Salveremo due conti (se partiamo dal triste presupposto che si sperperino risorse) ma alla fine ci toccherà interrare un autodromo reso inutile dalla mancanza di coraggio. Esattamente come accaduto, proprio a Imola, con l’anfiteatro romano, lasciato sepolto per mancanza di coraggio e lungimiranza.

Un ultimo esempio: in questi giorni si è dibattuto sui livelli di generosità pro terremotati, confrontando da un lato Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, e dall’altro l’imprenditore italiano Flavio Briatore. Entrambe hanno donato 500mila euro a favore di associazioni benefiche che operano sul luogo del disastro. Il numero 1 di Facebook ha devoluto la cifra in spazi pubblicitari sul social network, Briatore li ha invece consegnati in contanti. Qual è l’offerta più generosa? La liquidità immediata o la possibilità di generare ben più lauti utili attraverso una mirata campagna pubblicitaria sul social network più diffuso al mondo? Qui non si vuole difendere la generosità di nessuno e attaccare quella di altri. Ma in Italia si è dato subito dello “straccione” a Zuckerberg, proprio per l’innata capacità di guardare oltre.

All’Italia serve guardare oltre e non tarparsi le ali perché in passato si è sprecata energia, viceversa non voleremo più.

Qui l’articolo apparso sul corriere di Romagna
Mara Mucci

2016-09-06T14:33:35+00:00