Lorenzin ecco cosa può fare, al posto di sprecare risorse in campagne che ci offendono

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fecondazione assistitaEd esattamente come segnalavo ieri, diversi sono i punti a stridere nella campagna #fertilityday
La campagna della Lorenzin non solo era un obbrobrio dal punto di vista dell’osservatore, ma è un’offesa se pensiamo a quante azioni preziose e concrete potrebbero essere messe in campo dal ministero.
Oggi la ministra dichiara “io mi occupo solo di salute, se l’Italia non fa più figli tocca al premier intervenire”.
Ed eccola subito sbugiardata poche pagine dopo, sempre sulla stessa testata, che pubblica la notizia di un bando che la regione Emilia-Romagna ha attivato per per ben 750.000 euro, per comprare ovociti dall’estero e consentire la fecondazione assistita.
Ancor una volta le norme in Italia ci sono, ma per raggirarle basta poco, anche solo la mancanza di volontà di chi è a capo del ministero della salute.
Un po’ di numeri. La sanità pubblica nella regione Emilia-Romagna attiva un bando da 750.000 euro, per acquistare ovociti e gameti all’estero, stimando il costo per gli ovociti dai 2.000 ai 2.500 euro ciascuno.
In lista d’attesa per la fecondazione assistita solo al Sant’Orsola ci sono ben 2000 famiglie, di cui 287 in attesa solo per la fecondazione eterologa (gameti e ovociti).


Anzi, il perché lo sappiamo!
Non esiste una campagna informativa adeguata (sì ministra Lorenzin, è assente).
Non c’è alcun rimborso spese previsto per i donatori, e per legge il donatore non può essere retribuito (ma almeno un rimborso spese lo si può immaginare per chi si sottopone ad un intervento che comunque di per se’ non è leggero se pensiamo agli ovociti, e che comporta l’impiego di tempo per tutto l’iter? Dovrebbe essere un po’ come avviene per la donazione del sangue… Non si chiede molto. Si attivi per questo Ministra!)

Per questo non ci sono donatori di ovuli e gameti in Italia, e occorre impiegare risorse per acquistarli dall’estero.

E così finisce che la sanità pubblica, in questo caso la regione Emilia-Romagna, debba far ricorso all’estero, dove i rimborsi spese esistono (vedi Spagna), e dove la sanità pubblica incentiva le donazioni.

Noi invece i fondi li impieghino per campagne che di risolutivo hanno ben poco, ma di fastidioso parecchio. Che appaiono più una bacchettata da maestrina che un’operazione vagamente incentivante.

Ps: di queste battaglie l’associazione Luca Coscioni si occupa da anni, anche ricorrendo alla magistratura per far valere i nostri diritti.
Vi invito a seguirli,
qui il link ad una conferenza stampa sul tema a cui ho partecipato

Ministra Lorenzin, qualcosa può fare per aiutare le coppie a fare figli. Iniziando a rendere attuabili le norme ed i diritti che già esistono, per le migliaia di coppie in attesa che farebbero salti mortali per riuscire a concepire un figlio.

 

MM

2016-09-02T13:51:07+00:00