La (in)certezza del nostro fisco, all’Italiana

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NON E’ UN PAESE PER CONTRIBUENTI
Nei Paesi avanzati non è immaginabile la retroattività delle norme.
Nel nostro paese tutto ciò, soprattutto ultimamente, è diventa un’allegra prassi.
Ed allora scopri che a fine anno che la situazione tributaria è mutata con effetti che si iniziano a produrre dal precedente gennaio!

Alcuni casi eclatanti nella legge di stabilità che stiamo votando in questi giorni.
Il governo Renzi infatti ha modificato con effetto retroattivo almeno tre norme tributarie: quella sulla riduzione dell’Irap del 10% (che poi è stata tolta in favore della eliminazione componente lavoro per i tempi indeterminati); quella sul regime fiscale dei fondi pensione e della casse previdenziali private; quella relativa al credito di imposta sugli investimenti in ricerca.

In particolare l’abrogazione retroattiva per l’intero 2014 del credito di imposta sulle spese in ricerca e sviluppo, pesa il doppio sulle imprese, che hanno creduto nella serietà della Repubblica Italiana.
Il governo Letta aveva introdotto nel decreto destinazione Italia, un credito di imposta del 50% sugli investimenti aggiuntivi rispetto alla media del triennio 2011-13, fatti nell’anno 2014.

Facciamo un caso concreto tratto dal Milano Finanza di oggi.
“Un’impresa investe nel 2014 in attività di ricerca 500 mila euro per dotarsi di una nuova gamma di prodotti. L’impresa, nel fare il calcolo del costo effettivo del suo investimento e del periodo di payback, ha sicuramente incluso i 250 mila euro relativi al credito d’imposta (supponiamo che non avesse fatto alcun investimento in R&S nel triennio precedente).

Ora, in assenza del credito di imposta il periodo di recupero dell’investimento raddoppia e quindi la convenienza in termini di cash flow generato si riduce di molto.

A fine 2014, poi, la stessa impresa ha scoperto che il governo Renzi ha abrogato con efficacia retroattiva la regola che era stata determinante per indurla a investire in innovazione,
e l’ha lasciata da sola nel dover fronteggiare la copertura finanziaria dei 250 mila euro che mancano nel suo piano. Con in più l’aggravante che, avendo creduto nella serietà fiscale dell’Italia, adesso
si ritrova anche 500 mila euro di investimenti in ricerca che entrano nel computo del nuovo triennio di franchigia introdotto dal governo Renzi. Se investirà altri 500 mila euro in ricerca nel 2015 non avrà
diritto ad alcun credito di imposta, stante la legge di Stabilità attuale, e per recuperare questa cifra, teoricamente a lei spettante per il 2014, dovrà investire addirittura 1,5 milioni di euro (il triplo) nel 2015: il credito di imposta è stato dimezzato al 25% e va decurtata la franchigia di 500 mila euro.”

In un mio emendamento avevo richiesto innalzamento credito di imposta al 50%, con un tetto massimo di 500000 euro per agevolare le imprese più piccole.
Ma il Mef dice che non serve.

Ho anche chiesto, per quanto riguarda l’Irap, di eliminare la componente del lavoro da tutti i tipi di contratto, per non incidere negativamente in termini di concorrenza sui lavori stagionali. Tutti quelli della nostra riviera romagnola per intenderci, e considerando che pochi ormai sono in percentuale, i contratti a tempo indeterminato.

A voi il severo giudizio…

2016-02-07T15:07:47+00:00